In breve
Con il termine “transitivi” (dal latino “transire”, ovvero “passare”) si indicano quei verbi che supportano il complemento oggetto.
A esempio, nella frase “Lucia acquista un libro”, “acquistare” è un verbo transitivo in quanto regge il complemento oggetto, ovvero “il libro“.
Il modo più semplice per capire se un verbo è un verbo transitivo o meno, infatti, è contestualizzarlo in una frase che risponda alla domanda “che cosa?“.
Ad esempio, “Alberto guida una macchina ibrida“: Alberto guida – che cosa? La macchina ibrida, ossia il complemento oggetto.
Accade, però, che i verbi transitivi vengano utilizzati in forma assoluta, ovvero senza essere seguiti dal complemento oggetto.
Ad esempio, nella frase “Lucia sta mangiando“, “mangiare” è un verbo transitivo, perché solitamente supporta il complemento oggetto, ma in questo caso utilizzato in forma assoluta, in quanto l’oggetto su cui ricade l’azione non è esplicitato.
Si definiscono, al contrario, verbi intransitivi quei verbi che non supportano il complemento oggetto.
Ad esempio, nella frase “Io esco stasera”, il verbo “uscire” è un verbo intransitivo perché non regge il complemento oggetto (mentre può essere seguito da altri complementi come il complemento di mezzo, di tempo, di compagnia, ecc. ecc.).
Alcuni verbi possono comunque essere sia transitivi che intransitivi a seconda del significato che assumono nel contesto espresso.
Ad esempio, nella frase “Attendere un amico” attendere è verbo transitivo, mentre in “Attendere a un lavoro” è verbo intransitivo.
Solitamente, i verbi transitivi hanno come verbo ausiliare “avere“, mentre “essere” è il verbo ausiliare degli intransitivi.
Purtroppo, questa non è una regola assoluta, e presenta numerose eccezioni: ad esempio, “parlare” è un verbo intransitivo che utilizza come ausiliare il verbo avere.
L’unica certezza, in caso di dubbio, è l’utilizzo del vocabolario.
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