In breve
Il suffisso è un elemento della linguistica che segue la radice per aggiungere importanti informazioni di contesto e ricavarne derivati da utilizzare nelle frasi e nei discorsi.
I suffissi in italiano si possono applicare a nomi, aggettivi e verbi e possono essere:
- suffissi alterativi – ad esempio suffisso diminutivo come “automobil-ina“, “fiorell-ino“;
- suffissi valutativi – ad esempio suffisso dispregiativo come “ragazz-accio“, “giornat-accia“, “dolci-astro“;
- suffissi derivativi – ad esempio “immond-izia” (da immondo), “mont-aggio” (da montare);
- suffissi agentivi o strumentali – ad esempio “giornal-aio“, “giornal-ista“, “fior-aio“.
Quando una parola latina o greca di senso compiuto viene utilizzata come suffisso dando vita a una parola composta, allora si parla di suffissoide, come nelle parole “carni-voro“, “omo-fobo“, “mito-mane” o “auto-grafo“.
La desinenza è un elemento morfologico che, generalmente, conclude una parola indicando, a seconda della lingua, molte informazioni essenziali alla strutturazione e comprensione della frase.
In italiano la desinenza è essenziale: in nomi, articoli, pronomi e aggettivi la desinenza permette di capire immediatamente se la discussione implica una o più persone e il loro genere.
Ad esempio:
- un-o stran-o ragazz-o;
- un-a stran-a ragazz-a;
- de-i stran-i ragazz-i;
- de-lle stran-e ragazz-e.
Nei verbi italiani, la desinenza è fondamentale per definire in modo molto specifico il modo verbale (ad esempio indicativo, congiuntivo, condizionale), il tempo e la persona.