In breve
La Proof of Work, letteralmente prova di lavoro o prova di forza, è un meccanismo che nacque per rispondere al problema dello spam via email ponendo i sender di fronte a un costo di computazione che scoraggiasse attività fraudolente o di destabilizzazione del servizio.
Nel mondo delle criptovalute, Proof of Work è stato scelto come sistema di validazione delle prime blockchain, come Bitcoin e Ethereum 1.0.
In questo sistema, i nodi validatori competono per trovare la soluzione a complessi problemi matematici che, se risolti, permettono la validazione di tutto un blocco e il riconoscimento di criptovaluta al risolutore come ricompensa per il lavoro svolto. Queste operazioni della Proof of Work sono dette mining, ossia estrazione.
La Proof of Work richiede quindi vera forza bruta a livello computazionale e l’aumentare del valore di alcune criptovalute ha fatto si che si venissero a creare vere e proprie attività di mining organizzato e industrializzato.
La competizione ha creato carenza di hardware come schede grafiche (GPU) e ha messo i sistemi Proof of Work di fronte al problema, sia economico che sociale, del crescente utilizzo di risorse energetiche.
La Proof of Stake affronta il problema della validazione in modo molto differente in seguito alle problematiche mostrate dal sistema Proof of Work.
Nella Proof of Stake i nodi validatori mettono in stake, ossia a disposizione, del capitale sotto forma di criptovaluta garantendo servizi alla rete come stabilità e qualità del nodo, e collaborano in modo casuale venendo premiati o ricompensati con delle commissioni.
Questa attività nella Proof of Stake è detta forging.
Ethereum 2.0, Cardano e molte altre criptovalute utilizzano la Proof of Stake: ovviamente ogni blockchain presenta le sue particolarità.