In breve
I pascoli sono distese erbose, solitamente spontanee, formate da numerose specie erbacee differenti, le quali non vengono falciate, ma vengono sfruttare per far pascolare, cioè nutrire direttamente il bestiame da allevamento, come ad esempio capre, pecore, vacche o cavalli.
Le specie vegetali che costituiscono i pascoli sono per la maggior parte graminacee (cereali) e leguminose (legumi), ma ve ne sono anche molte altre a seconda della collocazione geografica.
I pascoli possono essere distinti in due diverse tipologie: vi sono i pascoli temporanei la cui durata è limitata; ad esempio quando un terreno viene utilizzato come pascolo per gli animali durante il riposo tra una coltura di cereali e l’altra.
Vi sono i pascoli permanenti, cioè quelli che hanno una durata illimitata e infatti il bestiame può tranquillamente essere fatto pascolare per la maggior parte dell’anno.
Il pascolo viene solitamente utilizzato come forma di allevamento per il bestiame in quelle zone in cui la coltivazione meccanizzata risulta difficoltosa a causa della conformazione del terreno, della vegetazione arborea oppure dal clima; infatti i pascoli si trovano maggiormente in altopiani o valli in zone montane, sfruttati soprattutto durante l’estate, mentre durante le altre stagioni vengono utilizzati i pascoli a quote più basse, in collina e in pianura.
Oggigiorno l’allevamento a pascolo è anche sinonimo di qualità delle materie prime ricavate dall’animale rispetto all’allevamento industriale.
Con il termine prati si suole indicare quelle distese erbacee, costituite da piante da foraggio, ovvero quelle specie vegetali che successivamente ad un processo di trasformazione vengono utilizzate per l’alimentazione degli animali da allevamento; esse possono crescere spontaneamente o talvolta vengono coltivate allo scopo di essere consumata fresca o conservata, cioè per produrre fieno e mangimi.
Le piante dei prati possono essere falciate diverse volte l’anno e il momento della falciatura è molto importante in quanto deve avvenire nel periodo in cui la pianta foraggera risulta più ricca di sostanze nutritive digeribili per gli animali; se lo si raccoglie troppo presto si avrà una pianta tenera e ricca, ma in minore quantità, inoltre l’essiccazione risulta più difficile e viene compromessa la successiva ricrescita.
Se il prato viene falciato troppo tardi, al contrario si avrà una maggiore produzione di foraggio, ma una minore digeribilità.
Vi sono prati definiti erbai autunno-primaverili, cioè quelli seminati in autunno e raccolti in primavera, costituiti principalmente da cereali, piselli, trifogli ecc…
Poi vi sono gli erbai primaverili, seminati a fine inverno e raccolti a fine primavera, come l’avena; erbai primaverili-estivi, sono i classici erbai annuali, costituiti da mais o sorgo; erbai estivi, sono quelli a semina estiva dopo aver raccolto la coltura principale, ad esempio il granturchino.