In breve
Il peccato veniale nel parlare comune è considerato un peccato poco grave, di poco conto, e al quale si può porre facilmente rimedio.
Concetto che deriva dalla cultura cattolica, il peccato veniale è un tipo di contravvenzione alle regole divine sulla terra che non pregiudica la salvezza dell’anima della persona che lo commette.
Il termine veniale, infatti, deriva da venia che in latino significa perdono, grazia divina: il peccato veniale non rompe il “patto” con Dio, al massimo lo “annebbia”, e può essere infatti perdonato dal Signore.
Se ripetuti e perpetrati, i peccati venali diventano vizi ossia comportamenti che allontanano l’uomo da Dio e lo rendono schiavo creando dipendenza. Esistono 7 vizi capitali dai quali la morale cattolica avverte i credenti di fare attenzione: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia.
Il peccato mortale è considerato essere, nel parlare comune, un peccato gravissimo, metaforicamente e ironicamente punibile con la morte.
Secondo la morale cattolica il peccato mortale è di estrema gravità e in sé preclude al peccatore sia il perdono di Dio che la conseguente salvezza dell’anima condannandola all’inferno. Rappresentano, quindi, la “morte” dell’anima.
Il peccato mortale per essere tale deve essere riconosciuto come di “materia grave“, prodotto in piena consapevolezza e libero arbitrio.
Questi peccati possono essere perdonati solo attraverso la penitenza ufficiale che viene infatti considerata “risurrezione dell’anima“.